Primo a segnare 50 gol con Milan e Inter nella Serie A a girone unico. La battuta dopo la doppietta alla Samp, paragonandosi al protagonista del film che ringiovaniva col passare degli anni
Inarrestabile. Instancabile. Inamovibile. Ibrahimovic. In fondo avrebbe pure potuto prendersela comoda. Vero, il quinto posto e quei preliminari di Europa League da evitare sono ancora alla portata, perlomeno aspettando il risultato di Torino-Roma. Ma il Milan e Zlatan quello che dovevano dimostrare l’hanno dimostrato con gli interessi nelle 11 partite post lockdown: 8 vittorie e 3 pareggi, una scalata che se non fosse partita da così lontano, gli avrebbe permesso di raggiungere anche traguardi più ambiziosi.
MAI CONTENTO— Ma ve lo vedete Ibra che si accontenta? Che non lotta su ogni pallone come fosse l’ultimo da giocare in una carriera che pare ancora lontana dal capolinea? E in fondo perché pensare di smettere quando giochi così? Quando segni e fai segnare. Quando trascini, con i gesti, con gli sguardi, con le parole. Anche cattive. A muso duro, come ha sempre fatto, come è sempre stato. Zlatan è questo. La doppietta di stasera e l’assist per Calhanoglu, la più bella sorpresa di questo Milan volante post Covid, sono solo una sottolineatura, un accento, un punto esclamativo. Lui c’è sempre stato, ha sempre lottato. E ora raccoglie. Sarebbe bello lo facesse anche in futuro. Perché dopo una stagione (mezza) così, sarebbe un delitto non rivederlo in rossonero, soprattutto ora che Pioli è stato confermato e che la quadratura del cerchio è stata trovata. Vero, questo è un calcio strano, con ritmi inediti, e non solo quelli. Ma vale per tutti. E lui ha fatto più di tutti, o comunque di molti.