La scelta di Spanò: «Calcio addio, sarò matto ma vado all’estero a studiare»

Alessandro Spanò, 26 anni, capitano della Reggiana promossa in B e neolaureato

Il capitano della Reggiana si è laureato in Economia il giorno dopo la promozione in B e ha vinto una borsa di studio. Il ministro Spadafora: «Un esempio»

«La finale dei playoff col Bari, come nemmeno nelle migliori sceneggiature di un film a lieto fine, è stata la mia ultima partita». Alessandro Spanò, capitano della Reggiana, lascia il calcio a 26 anni, per proseguire gli studi all’estero, una settimana dopo aver conquistato il traguardo più alto della carriera e aver contribuito al ritorno dei granata in Serie B, dopo 21 anni.

Una scelta decisa da tempo, ma comunicata soltanto ieri mattina a società e compagni, nella sorpresa generale. «È stato necessario agire così, per non distrarli durante i playoff – ha spiegato Spanò -, ora è arrivato il momento di seguire il cuore. Ci sono altre parti di me che sgomitano, prendo un’altra strada che mi porterà lontano dal calcio. Ho ottenuto una borsa di studio e l’ammissione in una Business School internazionale. Comincia un nuovo capitolo di questo gioco infinito che è la vita. Il mondo mi sta aspettando. Forse sono un po’ matto, lo so, ma la ragione non ha sempre ragione». Spanò si era laureato in Economia e Management aziendale, all’Unicusano, università telematica, col massimo dei voti, giovedì scorso, proprio all’indomani della finale.

Due giorni memorabili, che avevano attirato anche l’attenzione del ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, che si era complimentato su Facebook: «La sua storia può essere da esempio per tanti ragazzi». Spanò ha vinto una borsa di studio con la Hult International Business School e da settembre seguirà un progetto di 20 mesi, strutturato su due Master, International business e Disruptive business, dividendosi tra Londra, Shanghai e San Francisco. Sveste la maglia granata dopo sei stagioni (187 partite e 15 gol, l’ultimo ha deciso la semifinale playoff col Novara), lasciando un vuoto nella squadra che lo vedeva punto fermo della difesa e in una tifoseria che perde uno dei suoi idoli, esemplare anche sotto il profilo umano.

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